IL DIARIO GENIALE DELLA SIGNORINA SHIBATA

È sicuramente originale il romanzo di Emi Yagi “Il diario geniale della Signorina Shibata”.

Si tratta di un racconto in forma di vero e proprio diario scritto da una giovane donna di 34 anni, afflitta dal senso di solitudine e straniamento condiviso da tanti giovani suoi connazionali.

Shibata lavora in una piccola azienda e a pesarle maggiormente è l’atteggiamento “maschilista” con il quale viene trattata. Essendo l’unica donna dell’ufficio, oltre al suo lavoro ordinario, le vengono affidati degli “incarichi senza nome”: servire il caffè ai clienti, fare fotocopie, ecc., compiti che a nessun altro del gruppo di lavoro vengono mai richiesti (eloquente l’immagine di copertina).

Proprio per questa indifferenza maschile, nasce in lei l’idea di fingersi in stato interessante. In questi 9 mesi ha l’occasione di rallentare il ritmo frenetico del lavoro e recuperare tempo per se stessa; ma anche di osservare il mondo intorno a sé e incontrare una società alienata popolata di individui schivi e incapaci di guardarsi in faccia. Soprattutto un mondo di madri sole, alle prese con la gestione dei figli.

Inizia ad immedesimarsi completamente nel ruolo della donna in dolce attesa, perdendo l’aderenza alla realtà a mano a mano che la finta gravidanza prosegue.

Settimana dopo settimana c’è uno sdoppiamento della giovane donna. Da una parte la vita reale con le menzogne, a cui Shibata ricorre per rendere credibile la sua nuova situazione; dall’altra la folle aderenza allo stato di donna in dolce attesa che continua a fantasticare anche dopo il “parto”.

Tutto il romanzo è pervaso da un senso di vuoto, tristezza e malinconia, un senso di solitudine di questa donna che non ha nessuno con cui condividere la sua “maternità”, se si escludono le altre mamme in attesa che frequentano con lei il corso di aerobica.

Nonostante si tratti di un romanzo molto breve, è denso di notizie e di denunce di un paese apparentemente magico, ma che nasconde ancora oggi un mondo maschilista e patriarcale, dove le donne sono confinate in ruoli lavorativi marginali.

La costruzione del personaggio e la scrittura fluida e leggera, rende piacevole la lettura.


Originale, intelligente e ironico
, il romanzo di esordio di Emi Yagi forza con abilità il confine tra realtà e menzogna.

Forse proprio attraverso la strana genialità della protagonista, che sfiora il surreale, con un ritratto della maternità da un punto di vista assolutamente inedito e spregiudicato, il romanzo va visto come critica alla società giapponese e alla difficoltà che le donne incontrano per mantenere integro il loro ruolo di madri e lavoratrici.

Mi ha affascinato e commosso il particolare che nella cultura giapponese, al nome di un nascituro si associa un carattere con un significato particolare. Pensare non solo alla scelta del nome, ma anche a quale ideogramma abbinare, al numero dei tratti, al significato che cambia a seconda dei caratteri scelti.

Un altro aspetto che mi ha colpito è che nel Sol Levante occuparsi dei figli è a esclusivo appannaggio delle donne, mentre gli uomini sono esentati da questo compito.

“Tutto ad un tratto mi sono sentita travolgere dalla voglia di creare qualcosa da proteggere. Gli altri non dovevano vederla, doveva essere personale, mi sarebbe andata bene anche se fosse stata una bugia. Se avessi continuato a proteggerla, e se avessi continuato a proteggere la me protettiva, allora forse, anche le serate trascorse sotto la neve come questa avrebbero acquistato un nuovo senso. Anche se, forse, sarebbe stato solo un piccolo e modesto cambiamento”.


Mi ha lasciato una domanda:

“Dov’è il confine tra verità e menzogna?”


Emi Yagi
è nata nella Prefettura di Nagano e attualmente vive a Tokyo. Lavora in un’azienda e ben conosce l’ambiente lavorativo giapponese.
Questo romanzo, vincitore del 36° premio Osamu Dazai, è il suo esordio letterario.

(IL DIARIO GENIALE DELLA SIGNORINA SHIBATA, E. Yagi.
Edizioni Mondadori, 2022.)

A cura di Gisella Marcellino

Scarica il testo integrale

Il Diario Geniale della Signorina Shibata