IL DONO DELLA PIOGGIA

Ho viaggiato fino ai limiti di questo mondo
Ho visto cose magiche
E incontrato molte persone
E credo che da una parte all’altra dei
Quattro Oceani
Tutti gli uomini siano fratelli.

Il dono della pioggia” di Tan Twan Eng è un romanzo di formazione che attraversa la II Guerra Mondiale. 

Era stata un’indovina a predire a Philip Hutton che lui aveva il dono della pioggia. Ma che cosa significava nell’isola di Penang, in Malesia, avere “il dono della pioggia”? 

Terra di monsoni che portano con regolarità la pioggia, allo stesso tempo benedizione e maledizione: fertilità nel terreno, ma anche alluvioni e malattie. Come la pioggia può essere amata o odiata, così nel futuro di Philip è stato anche predetto che causerà la rovina di entrambe le famiglie a cui appartiene.

Philip è un ragazzo mezzosangue nato da madre cinese e padre inglese, in mezzo a due mondi, che sente di non appartenere a nessuno dei due. Il disagio di non accettare di essere diverso lo accompagnerà per quasi tutta la vita.

La narrazione prende il via quando Philip, ormai anziano, riceve la visita di una donna giapponese che ha con sé una lettera scritta in un tempo remoto da Hayata Endo, suo amante e sensei di Philip, il suo maestro di aikido; l’amico che gli aveva insegnato la cultura giapponese e che forse era stato per lui più di un amico, nonostante avesse spaccato in due il senso di lealtà di Philip quando i Giapponesi avevano occupato la Malesia.

“Non andare mai direttamente incontro alla collera di una persona. Devia, distrailo, trovati perfino d’accordo con lui. Squilibra la sua mente e lo potrai condurre dove vorrai ”

Tante le voci narranti: la dominante è di Philip, ma c’è quella di Endo-san che racconta la sua vita prima di arrivare a Penang, pur lasciando dei misteri, quella della donna giapponese e del nonno cinese.

La storia, tra le altre cose, confronta i temi del destino già predeterminato e del libero arbitrio.

“La vita deve prendere la sua strada”

Oltre alla tecnica dell’aikido e alla meditazione, Endo-san ha anche insegnato a Philip la capacità di amare, di capire quando si è amati e di credere in un’altra vita. Esperienze che non si possono fermare e vanno lasciate procedere senza guardare alle conseguenze: le impronte del passato si intersecano fra loro e si intersecheranno ancora nel futuro. Sono vite rimaste incompiute nella sofferenza: occorre vivere ancora per incontrarsi e dare loro una conclusione.

“Alcuni errori possono essere così grandi, così penosi che finiamo con il pagarli più e più volte, per tutte le nostre vite, finché non dimentichiamo il motivo per cui abbiamo cominciato a pagare” 

Nella vita c’è qualcosa di più della semplice esistenza; in tutte le loro incarnazioni, Philip aveva amato Endo-san e quell’amore aveva portato sofferenza e morte, in un tempo dopo l’altro, in una vita dopo l’altra. Ora è giunto il momento di fare ammenda per le loro vite: questa volta ci sarà equilibrio e armonia.

“Dobbiamo raggiungere l’armonia adesso, trovare un equilibrio, in modo che la prossima volta che ti vedrò, la sabbia sarà liscia.[…] Accetta la realtà che a questo mondo esistano cose che non potremo mai spiegare e la vita ti diverrà comprensibile. Questa è l’ironia dell’esistenza.  Ed anche la sua bellezza”

Un romanzo ricchissimo di voci, storie e testimonianze, la cui trama potrebbe essere quella di una tragedia con il protagonista che si sente estraneo nella sua famiglia, escluso dalla comunità cinese.

L’attrazione verso il giapponese Endo-san, a cui deve molto, la disciplina dell’aikido, che gli insegna a padroneggiare la mente e il corpo, rende Philip sicuro di sé e lo trasforma in maniera sottile in un ragazzo completamente diverso.

Lo scopo di Endo-san nel coltivare l’amicizia e la fiducia totale è però anche un altro: quando Philip scoprirà il tradimento del suo sensei, il dolore e la delusione saranno atroci. Si troverà a dover prendere delle decisioni importanti: con chi schierarsi per salvare la sua famiglia. Finirà per essere traditore di ambo le parti, lui che è stato tradito per primo.

Il dono della pioggia” non è un libro facile, non lascia indifferenti. Un romanzo sulla ricerca di identità, sulla lealtà e sul tradimento, sui legami familiari (bellissima la figura di Noel Hutton, uomo di integrità morale che merita rispetto dai Malesi, dai Cinesi e dalla sua stessa famiglia), sul fascino che sconfina nel plagio del Maestro. 

Scritto con potenza e forza, scrittura fluida e narrazione molto delicata, morbidezza nelle descrizioni particolareggiate, soprattutto della natura tipica della letteratura orientale.

L’alone di mistero e la lentezza di alcune scene mi hanno emozionata. La pioggia, ricca di significati simbolici quali malinconia e tristezza, ma anche flessibilità e adattabilità, si può interpretare come maestra di cambiamento, visto che l’acqua che scorre è un simbolo di liberazione.

Il potere della mente sarà sempre in grado di vincere la forza e la debolezza del corpo?

Gli amici si separano sempre

Oche selvatiche smarrite tra le nuvole.


Tan Twan Eng è nato a Penang, in Malesia, e vive tra il suo Paese e il Sudafrica. Questo suo primo romanzo è stato selezionato nella longlist del Booker Prize nel 2007, oltre ad aver vinto altri premi. Nel 2013 dal libro è stato tratto un film pluripremiato, diretto da Tom Lin Shu-Yu.

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(IL DONO DELLA PIOGGIA, Tan Twan Eng,
Neri Pozza, 2024)

A cura di Gisella Marcellino

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Il dono della pioggia